domenica 7 febbraio 2010

Sangue e arena

Ho letto da una parte, che per stringere un rapporto saldo coi lettori bisogna cominciare qualsiasi cosa si scriva con la cosa più triste della propria vita. In realtà l'ho letto su un fumetto, in cui un tizio diceva che la persona che l'aveva iniziato alla scrittura(una vecchia nera obesa che aveva scritto centinaia di romanzi rosa pessimi mai pubblicati), gli aveva detto che bisogna cominciare così. Per stringere un legame coi lettori. Il motivo per cui io voglia stringere qualcosa con voi ora non mi è molto chiaro. Forse dipende dal fatto che ho appena accompagnato mio fratello ubriaco a letto, mentre bestemmiava il calendario e vomitava per strada. O forse dipende dal fatto che ho mangiato pizza coi peperoni e non un cazzo da fare in attesa della digestione (prevista per le 5 credo. Ma poi a voi che ve ne fotte del perché voglio stringere un legame con voi?Volete stringere?E stringete!Non volete?Andare al diavolo no?). Comunque la storia più triste del tizio del fumetto era un dramma comico. Un uomo è vestito da donna per fare uno scherzo quando viene a sapere che sua moglie è scappata con l'uomo con cui lo tradiva e lo ha anche derubato. L'uomo cerca conforto negli amici, ma questi, vedendolo vestito da donna, scoppiano a ridere,mentre lui piange disperato e le lacrime bagnano i suoi seni finti. Tragico. Non c'è nulla di più tragico della commedia. Eduardo de Filippo lo sapeva bene e in "Natale in casa Cupiello" metto in mostra una scena tragica ad hoc, quando Eduardo,il figlio e il cognato si vestono e cantano e ballano "Tu scendi dalle stelle" attorno a Pupella Maggio che è disperata, perché la figlia è scappata. Sublime. Niente è più tragico della commedia.
Il mio ricordo è diverso da questo. Non è niente di tragicomico ma una cosa a cui ho assistito a Barcelona. Tre anni fa a Barcelona coi miei amici andammo a vedere la Corrida alla Grande Arena. La Corrida è uno spettacolo terreficante e violento, crudo e senza senso come poche cose al mondo. Buokowski diceva che Hemingway, amava vedere le corride, perché capiva come girava il mondo. Probabilmente era vero. I tori vengono massacrati senza pietà mentre la folla invasata urla e strepita e incita il torero affinchè gli faccia qualche numero. In una normale corrida, si esibiscono 3 toreri a cui toccano 2 tori da scannare ciascuno. Tori che sono stati abbondantemente drogati e storditi e che non arrivano al torero se non dopo aver ricevuto qualche lancia nella schiena da simpatici bastardi su cavalli corazzati. Per il torero è relativamente facile schernire il toro in questo stato e poi dargli il colpo di grazia finale. Ma il sesto toro quel giorno non ne vuole sapere di morire facile. Indemoniato e folle si schianta con vigore contro i cavalli corazzati riuscendo ad abbatterne due. Una inarrestabile furia. Un maestoso re. La folla è come impazzita. Sembra posseduta. Le urla riempiono l'arena ed oltre fino ai monti che circondano la città. Il toro sta sovvertendo il suo destino da sconfitto e vince. Fino a che non arriva il torero. Questo bastardo sa il fatto suo e non ha paura. Entra nell'arena superbo e si piazza a 20 metri dal tono con sguardo da sfida. Il vigoroso animale accetta subito la sfida e carica il torero, che rimane immobile, lo sguardo fisso sul toro, la muleta spiegata. Il toro carica, sembra una locomotiva a tutto vapore, una massa nera potente e indistruttibile. Il torero fermo, senza fare una piega. Quando il toro gli è a 50 cm con un gesto di una semplicità spaventosa fa una piroetta e il toro passa sotto la muleta e va a finire contro i palchi. Altra carica stessa risultato. Si continua così per altri 15 minuti. Copione invariato. Ma nell'ultima carica il toro si ferma. Si blocca nel centro dell'arena a 3 metri dal torero, che rimaneva immobile. Ad un tratto il toro esausto crolla con le zampe anteriori in avanti,stremato dalla fatica immana. Il torero si avvicina. Tre metri,due metri,un metro, il torero è di fronte al toro. Il toro alza la testa e lo guarda. Il torero non batte ciglio e si fa portare la spada. Il pubblico, che cambia presto beniamino, è impazzito e urla e si sbatte e si dimena. "MATALO!!!MATALO!!". Il toro guarda fissa il torero, non sente le urla della folla, non sente più nulla. Davanti a lui un'ombra vaga che riesce poco a distinguere. Poi china la testa offrendo il collo al suo carnefice. Il re è caduto. Il valoroso condottiero si è arreso alla infame sorte. La lotta è finita, nulla si può contro la morte, contro il destino. Il toro ora non sente più nulla,il sangue gli scorre dalla testa e dal naso, ma è sempre piegato in avanti sulle zampe anteriori. Appare di una disperata pietà, ma è come se nessuno in quella fottuta arena se ne accorgesse.Ora c'è silenzio. La sete di sangue degli Dei sta per essere placata. L'arena si ammutolisce. Il torero alza la spada. Questi attimi durano secoli,millenni,ere, siamo tutti in attesa,ma sappiamo tutto cosa succederà.La vita è inutile,lottare è inutile,tutto è inutile, non c'è scampo,tutto è morto,Dio è morto. Il torero abbassa la spada e la inserisce tra le scapole per arrivare in un lampo dritto al cuore. Il toro crolla a terra, la sabbia si impregna di sangue caldo,la folla finalmente esulta, per la vittoria della morte sulla vita, io mi sento trapassare le scapole e poi il freddo del ferro che mi penetra nel cuore.
La cosa più triste che io abbia mai visto.

1 commento:

  1. ...ed è per questo che, esperienza culturale o no, non andrei mai e poi mai, ad assistere ad una corrida. Ci vuole uno stomaco di ferro!
    Chi te l'ha fatto fare?!

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